Gianni Biondillo intervista l’ing. Totòre: Costruire una metropolitana è un’esperienza teosofica?

L’ingegner Totòre si è occupato per diversi anni di Sosta su Strada.

Suo obiettivo professionale era garantire ad ogni singola automobile che bazzicasse il suolo milanese il suo stallo in asfalto. Lo ha fatto con dedizione e senza discriminazioni in base al colore della carrozzeria: che un’automobile fosse bianca, nera o gialla non faceva alcuna differenza; confermando la vocazione internazionale del capoluogo meneghino. Finché una notte non ha sognato di essere imprigionato alla struttura metallica del letto da un quartetto di ceppi blocca-ruota, mentre una vigilessa in baby-doll di pizzo era intenta a disegnargli a fuoco sullo sterno un disco-orario.

Il messaggio diramato dal suo inconscio era fin troppo esplicito: era il momento di cambiar mestiere. Per questo ha accettato con entusiasmo l’incarico di occuparsi della costruzione di una linea della metropolitana. Non era a conoscenza – questa l’unica plausibile spiegazione – dell’incipit di un racconto di Savinio che recita così:

Le azioni che si intraprendono con animo giocondo sogliono compiersi felicemente. Ma triste fu quel giorno. Le speranze, stancate le ali in voli faticosi, s’erano accasciate a sera, come gli aquiloni cadono quando il vento scema”.

A chiunque volesse saperne di più – e in particolare comprendere come possa la costruzione di una linea di metropolitana costituire un’esperienza teosofica – non resta che leggere Memorie del soprassuolo.

Author: turi

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